Bonus e agevolazioni per l'assunzione di donne
Nel corso del 2024 sono cambiate alcune agevolazioni per le assunzioni di quote rosa, come il bonus per le assunzioni di donne svantaggiate, e sono state modificate alcune agevolazioni contributive fiscali destinate ai datori di lavori che assumono i giovani, come il cosiddetto incentivo under 36. Per contro, ci sono le novità del Decreto Primo Maggio, c’è il nuovo Bonus neomamme, un’agevolazione per donne con più di un figlio, ed è stato confermato l’esonero dal pagamento dei contributi per chi assume donne vittime di violenza. Vediamo, nel dettaglio, quali sono i bonus e le agevolazioni che aiutano le donne e le aziende interessate a promuovere la parità di genere in Italia.
Come cambia il bonus assunzioni per donne svantaggiate
Pensati per favorire l'occupazione femminile in Italia, in particolare per le donne che si trovano in condizioni di difficoltà, il bonus per l’assunzione di donne svantaggiate è stato prorogato per tutto il 2024, con alcune modifiche rispetto alle precedenti versioni.
Per ottenere l‘esonero contributivo previsto dal bonus, le aziende devono assumere lavoratrici che rispondano a uno dei seguenti profili, come indicato dalla L. 92 del 2012:
● almeno 50 anni di età e disoccupate da oltre 12 mesi;
● disoccupate dal almeno 24 mesi, a prescindere dall’età e dalla residenza;
● disoccupate di qualsiasi età e prive di impiego da almeno 6 mesi e sono: o residenti in un’area svantaggiata, (aree individuate dalla Carta degli aiuti a finalità regionale per l’Italia) o svolgono professioni o attività lavorative in settori economici caratterizzati da un’accentuata disparità occupazionale di genere. Per il 2024, i settori beneficiari includono l'agricoltura, l'industria e i servizi.
L’agevolazione per le assunzioni di donne svantaggiate spetta nei contratti tempo determinato; in quelle a tempo indeterminato; nelle trasformazioni a tempo indeterminato di un precedente rapporto già in essere; nelle proroghe di rapporti di lavoro a tempo determinato.
L’incentivo spetta anche in caso di part-time e per i rapporti di lavoro subordinato instaurati attraverso una cooperativa di lavoro, o a scopo di somministrazione.
Per il 2024, il bonus prevede un esonero contributivo del 50% sui contributi previdenziali dovuti dal datore di lavoro, incluso i contributi INAIL. La durata di queste agevolazioni per le donne ha una durata di massimo di 18 mesi in caso di assunzione a tempo indeterminato e di trasformazione a tempo indeterminato di un rapporto a termine già agevolato o non agevolato e di 12 mesi al massimo per le assunzioni a tempo determinato o di proroga di rapporto a termine.
Il datore di lavoro interessato a ottenere il bonus per le assunzioni di donne svantaggiate può inoltrare la domanda tramite il portale dell’INPS dopo autenticazione tramite SPID, CIE o CNS. Per ogni singola domanda di assunzione, proroga o trasformazione è necessario inviare una comunicazione a cui seguirà risposta da parte dell’ente.
Come funziona il Bonus donne vittime di violenza
Introdotto per il triennio 2024-2026 il Bonus donne vittime di volenza prevede un esonero del 100% dei contributi previdenziali fino a 8.000 euro annui. L’esonero concesso al datore di lavoro è valido per un massimo di 24 mesi, che scendono a 12 mesi in caso di trasformazione del contratto da tempo determinato a indeterminato, e solo sull'assunzione di donne disoccupate che sono beneficiarie del Reddito di Libertà, erogato alle donne vittime di violenza.
Bonus neomamme: agevolazione per le donne con più figli
Se ne è parlato tanto e tra gli incentivi e le agevolazioni per le donne, si hanno finalmente informazioni anche sul Bonus neomamme che solo per il 2024 sarà attribuito alle lavoratrici con rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato, esclusi i rapporti di lavoro domestico, madri di due figli di cui il minore di età inferiore a 10 anni. A partire dal 2025 e nel 2026, il beneficio sarà riconosciuto alle madri di almeno tre figli.
Questo bonus prevede l'esonero della contribuzione previdenziale a carico delle lavoratrici madri - ferma restando l’aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche - ed è pari al 100% della contribuzione previdenziale a carico della lavoratrice, nel limite massimo di 3.000 euro annui, da riparametrare e applicare su base mensile. La soglia massima di esonero della contribuzione dovuta dalla lavoratrice, riferita alla retribuzione mensile è, pertanto, pari a 250 euro (euro 3.000/12).
Si tratta di un’agevolazione che riguarda tutte le donne dipendenti del settore pubblico e privato, inclusi i settori agricolo, in somministrazione e in apprendistato, con contratto a tempo indeterminato, escluse le lavoratrici domestiche.
Le lavoratrici interessate all'agevolazione possono rivolgersi al datore di lavoro oppure utilizzare la nuova applicazione “Utility esonero lavoratrici madri” rilasciata dall’Inps.
Decreto Primo Maggio: le novità per donne e giovani
Nel cosiddetto Decreto Primo Maggio troviamo poi altre interessanti agevolazioni per chi assume giovani donne e uomini indistintamente. Il vantaggio per le aziende è l’esonero dal pagamento del 100% dei contributi previdenziali per due anni, nel limite massimo di 500 euro mensili, se si assumono giovani sotto i 35 anni che non hanno mai avuto contratti a tempo indeterminato, a patto che vengano assunti con contratto stabile. L’esonero vale in tutta Italia per le assunzioni effettuate fino a dicembre 2025.
Nel Decreto, troviamo poi anche altri incentivi per le assunzioni di donne a tempo indeterminato. Il datore di lavoro potrà beneficiare di uno sgravio del 100% dal versamento dei contributi previdenziali nel limite massimo di 650 euro mensili per un massimo di 24 mesi.
La decontribuzione vale per tutte le donne, a prescindere dall’età, su tutto il territorio nazionale con maggiore accessibilità al beneficio per quelle che vivono nelle regioni del Mezzogiorno che, se disoccupate da sei mesi, godono dell’esonero totale fino a 666 euro mensili per 24 mesi, applicabile alle assunzioni dal 1° luglio 2024 al 31 dicembre 2025.
Si tratta quindi di piccoli interventi che dovrebbero avere l'obiettivo di sostenere le famiglie, da una parte perché pensati per migliorare la retribuzione delle mamme dipendenti e dall’altra perché volti a promuovere la natalità.