Donne nel settore della meccanica: strategie di crescita professionale

Ci sono settori come la meccanica, le tecnologie dell'informazione e della comunicazione, e la logistica che sono in forte sviluppo. Le aziende sono alla ricerca di risorse e offrono opportunità di crescita. Perché precludersi la possibilità di accedere a settori di grande potenziale che, nonostante siano considerati “terreno da uomini”, sono un interessante ambito di employability femminile? Analizziamo la situazione, le opportunità e le criticità da superare.

Donne meccanico: numeri e prospettive

Un solo dipendente su cinque è donna nel settore della meccanica. Non sorprende che la disuguaglianza sia così radicata in un comparto che è tradizionalmente dominato dalla forza lavoro maschile e dal pregiudizio. Nonostante le tendenze parlino di crescita di mercato costante, la presenza femminile nel settore della meccanica è ancora bassa. Lo dicono i risultati di una ricerca condotta da Fim e Cisl tra 700 aziende operative nel metalmeccanico sul territorio italiano. Su 295.057 addetti, le lavoratrici sono 61.664, con una percentuale di presenza femminile si attesta a un modestissimo 20,9 per cento.

E che dire delle donne meccanico? Quante delle donne con la passione per i motori riescono a realizzare il loro sogno di esercitare una professione nell’automotive? Secondo i dati Confcommercio, sono circa 1.300 le donne meccanico in Italia. Numeri bassi anche quelli delle donne al volante di mezzi pesanti: sebbene superino quota 3mila le donne alla guida di camion e di tir, rappresentano solo il 5,6% per cento del totale degli autotrasportatori.

Settore della meccanica: donne ingegnere in aumento

Per chi sceglie un percorso di studi universitari nel settore della meccanica, l’employability femminile si declina in un’ampia gamma di ruoli, che vanno dall’ingegnere meccanico al tecnico di manutenzione, dalla progettista CAD alla ricercatrice in materiali innovativi, dalla gestione dei reparti produttivi alla progettazione e sviluppo di prodotti. Gli orizzonti sono ampi e rosei, l’unico limite è quello posto dal pregiudizio, su cui però è necessario lavorare.

La buona notizia è che, nonostante si parli di numeri ancora bassi, il trend è positivo. I base ai dati riportati nella ricerca “L’universo femminile nell’ingegneria italiana” condotta dal Centro Studi CNI, sul totale dei laureati in Ingegneria il 18 per cento è donna, ovvero circa 175 mila studentesse che hanno deciso di contribuire a sfatare con successo il mito delle professioni maschili.

La presenza femminile, che fino a poco tempo fa era concentrata all’ambito civile, sta aumentando in tutti gli indirizzi di laurea ingegneristici, anche quelli che prima apparivano concettualmente preclusi alle donne, come Ingegneria meccanica, Ingegneria elettrica e Ingegneria dell’automazione, dove la presenza di laureate è salita al 14 per cento.

La crescente enfasi sull'innovazione e sulla sostenibilità sta aprendo nuove nicchie e specializzazioni, rendendo il campo della metalmeccanica ancora più attraente per chi cerca una carriera dinamica e orientata al futuro. Bisogna anche sottolineare che questo comparto registra un’importante stabilità dei contratti di lavoro. Infatti, solo il 4 per cento dei rapporti di lavoro, indipendentemente dal genere, rientra nei contratti a tempo determinato.

Più flessibilità e meno disparità salariale

Dalla lettura dei dati del censimento di Fim e Cisl, emergono differenze sui contratti part-time: riguardano il 5,35 per cento dei lavori impiegati nelle aziende metalmeccaniche monitorate dall’indagine italiana, e l’81,8% è donna. Una scelta volontaria o dettata dalla necessità di coniugare lavoro ed esigenze familiari? Questo dato ha una lettura ambivalente. Se da una parte è sinonimo di una policy aziendale attenta e disponibile alla flessibilità, dall’altra denota l’attualità di modelli culturali vecchio stampo, secondo i quali è la donna che, in caso di necessità, deve rinunciare al lavoro o a una parte, anche a causa di un salario più basso.

La questione del gender pay gap continua a essere un tasto dolente che pone un inceppo ai tentativi di livellare le opportunità di genere nel mondo del lavoro. Dai dati raccolti nel settore meccanico sono emersi risultati tutt’altro che allettanti, che evidenziano la persistenza di una forte disparità salariale di genere. Basti pensare che il valore dei superminimi, ovvero quegli aumenti di retribuzione legati al merito e alla professionalità, è inferiore al valore medio dei minimi di circa il 15 per cento.

Come si può allora invertire la rotta? Da dove si comincia a sgretolare questa barriera invisibile che rende le potenzialità della forza lavoro femminile non abbastanza valorizzate?

Come incrementare l’employability delle donne

Per favorire l’employability delle donne, soprattutto nei settori come la meccanica, la logistica e tutto il mondo Stem, serve una rivoluzione culturale, con meno retorica sulla parità di genere e più azione in campo.

Da una parte i modelli di genitorialità vanno rivisti introducendo un maggiore coinvolgimento dei padri, mentre le aziende devono impegnarsi ad azzerare il gap contributivo.  “Let it go deve essere il mantra per le donne che vogliono costruire la parità e coinvolgere i mariti nella gestione dei figli e della casa”, scrive Anne Marie Slaughter nel suo libro Unfinished Business. Women, Men, Work, Family, ma anche le aziende devono essere in prima linea nell’accogliere, trattenere e supportare le risorse femminili.

Bisogna stimolare un circuito virtuoso e sensibilizzare l’ambiente scuola per favorire l’emersione di quelle figure femminili che altrimenti si perdono lungo la strada. Succede quando arriva il momento critico di individuare un percorso di studi finalizzato a un lavoro possibile, dove il possibile non deve più scartare quei settori come la meccanica e tutte le materie Stem perché ritenute appannaggio del genere maschile.

Una piccola novità, ma interessante in questo senso, è la proposta di legge, appena approvata alla Camera per l'istituzione della “Settimana nazionale delle discipline scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche” che a cominciare dal 2024 dovrebbe promuovere attività per sensibilizzare e stimolare l'interesse e l'apprendimento di queste discipline. Scuole di ogni ordine e grado, università e principali musei nazionali della scienza e della tecnica dovranno ospitare incontri, cerimonie e attività mirate a favorire l'orientamento, l'apprendimento, la formazione e l'acquisizione di competenze nell'ambito delle discipline Stem.

Formazione continua senza barriere di genere

L’approccio culturale e il lavoro di orientamento nelle scuole sono fondamentali per sradicare pregiudizi e stereotipi anche nelle famiglie. Fare conoscere quali sono le professioni dell'immediato futuro a chi oggi entra nelle Università o sta per scegliere un percorso di studi nella scuola secondaria, significa anche favorire l’occupazione femminile al pari di quella maschile. Ed è altrettanto importante monitorare i fabbisogni formativi nelle aziende dove le competenze sono soggette a rapide evoluzioni e trasformazioni.

Secondo i dati OCSE, il14 % delle competenze tecniche necessita di aggiornamenti annuali. Mantenere la formazione al passo, integrare skill è quindi essenziale per proteggere professionalità e l’employability femminile quanto quella degli uomini.

I lavori da uomini non esistono

Per superare il gender gap bisogna smettere di pensare che il genere influisca sulle attitudini professionali: i lavori da uomini non esistono. Così come non si deve credere che le donne non si ritengano in grado di acquisire “competenze considerate maschili”: la donna meccanico non è fantasia. Serve, però, aumentare il numero dei corsi di formazione realizzati in collaborazione con le aziende per migliorare employability femminile con competenze idonee alle aree che richiedono basi tecniche solide.

Investire nella formazione continua o nella formazione straordinaria è strategico anche per il settore metalmeccanico, dove le donne sono ancora mosche bianche. Perché un investimento sull’employability e sulle competenze delle donne meccanico è una opportunità di crescita anche del PIL.

La necessità di reperire nuovi talenti per fare fronte a sostituzioni per turnover e nuove qualifiche sta aumentando. Il problema di può risolvere solo se si attinge alla forza lavoro femminile e si riduce il gender gap anche nella domanda e offerta di professionalità e competenze.

Per valorizzare la professionalità, abbattere le differenze di genere e dare una possibilità anche alle donne di poter crescere, senza dover più subire una marginalizzazione, le iniziative fioriscono. Nascono, per ora soprattutto nel nord Italia, progetti di formazione tecnica per la riqualificazione di nuove professionalità che favoriscono l'employment femminile. Il recente percorso “Mechanical Millwork Learning for women” in Val Seriana è un esempio vincente di Academy al femminile che ha coinvolto tre aziende - Acerbis, Lamiflex e Persico – con il supporto di Confindustria Bergamo per la formazione di donne operaie con successivo inserimento diretto in azienda.

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