Guida al cambiamento nel settore automotive

In un mercato del lavoro altalenante, il settore automotive sembra offrire nuove opportunità per l’occupazione femminile. Secondo i dati emersi dall'analisi UNRAE, il rapporto tra donne e auto si rafforza. Le donne hanno un ruolo crescente nel mercato automobilistico, basti pensare che circa il 40% delle auto immatricolate è di loro proprietà. Dunque, il potere decisionale sull’acquisto delle vetture si colora sempre più di rosa. E parallelamente cresce la necessità di una forza lavoro che parli la stessa lingua. Serve una certa sintonia di pensiero per poter concepire, interpretare e offrire il prodotto più in linea con stile ed esigenze femminili.

Donne che hanno lasciato il segno nell’automotive

Del resto, lo insegna la storia che le donne nel settore automotive sono sempre state capaci di vedere l’importanza dei dettagli e di trovare l’idea giusta per soddisfare bisogni reali.

Pensiamo a Florence Lawrence, prima "star" del cinema muto, che ha apportato un contributo significativo al settore automotive inventando il segnale di svolta e le luci di stop. Sebbene non abbia mai brevettato queste invenzioni, il suo lavoro pionieristico ha migliorato la sicurezza e la funzionalità delle automobili. Così come hanno fatto Mary Anderson e Charlotte Bridgwood.

La Anderson ha inventato il tergicristallo nel 1903, un dispositivo che ha aumentato notevolmente la sicurezza di guida durante le intemperie. Nel 1917 Charlotte Bridgwood ha migliorato l'invenzione di Anderson con il tergicristallo elettrico, anche se la sua invenzione non è stata adottata su larga scala per decenni.

In General Motors nel 1943 lascia il segno Helena Rother nel ruolo di designer. La Rother è stata una pioniera del design automobilistico, concentrato su interna delle automobili e sul comfort. Ha introdotto innovazioni che hanno migliorato l'ergonomia e l'accessibilità, contribuendo a plasmare la direzione del design automobilistico in termini di funzionalità e stile.

Queste sono solo alcune delle tante storie di innovazione che hanno aperto la strada a donne che tra i motori continuano a lasciare il loro segno attraverso ruoli dirigenziali, ingegneristici e di design. Le loro realizzazioni non solo hanno contribuito a plasmare l'evoluzione tecnologica delle automobili, ma hanno anche iniziato a sfidare le percezioni tradizionali di genere nel settore automotive.

Donne e auto: una nuova sintonia

Oggi il binomio donne e motori non è solo l’incipit di un vecchio proverbio, ma è segno di progresso, lungimiranza e simbolo di una strada vincente per incrementare l’occupabilità femminile in un settore tradizionalmente a prevalenza maschile.

Un’analisi condotta da MotorK, azienda specializzata in digital automotive, segnala che per le donne con competenze digitali c’è sempre più spazio nelle concessionarie e nelle aziende, portando competenze herd e soft cruciali per l'innovazione e la gestione nel settore con figure come l’Automotive Digital Manager e il BCD Manager.

Il ruolo di Automotive Digital Manager, che si concentra sulla gestione della presenza online e digitale di una concessionaria o di un marchio automobilistico, è un esempio di posizione trasversale che richiede una combinazione di competenze tecniche e di marketing. La figura del Business Customer Development Manager (BCD Manager), che si occupa di sviluppo di strategie commerciali per attrarre clienti aziendali e gestire le vendite B2B, sottolinea l'importanza delle strategie mirate e della conoscenza specifica del settore per promuovere soluzioni di mobilità e prodotti adatti alle esigenze delle aziende clienti. Mentre le Soft Skill femminili come capacità comunicative, empatia e ascolto attivo, sono state identificate quali fattori chiave che contribuiscono al successo delle donne in ruoli di vendita, migliorando l'esperienza di acquisto per i clienti.

Donne e motori: la scalata al successo

Il progressivo cambiamento in atto del rapporto tra donne e auto è dimostrato dalla crescente inclusione delle donne in posizioni che vanno dalla vendita alla gestione digitale, dallo sviluppo commerciale alla progettazione, fino a ruoli di leadership. Se oggi accade tutto questo lo dobbiamo anche al contributo e alla determinazione di donne di personalità, che si sono fatte strada nel settore automotive con successo, a dimostrazione che le competenze femminili possono arricchire l'industria con nuove prospettive.

Negli ultimi anni possiamo citare alcuni nomi importanti anche nell’industria automobilistica più avanzata.

·       Anne Stevens ha avuto una carriera brillante in Ford, entrata nel 1990 in azienda nel settore marketing ha fatto carriera fino a ricoprire dal 2001 il ruolo di vicepresidente della Ford Motor Company. Donna influente nel settore automotive, con il suo lavoro ha contribuito a guidare iniziative di ristrutturazione e sviluppo prodotto, migliorando l'efficienza operativa e promuovendo l'innovazione all'interno di Ford.

·       Dal 2014 Mary Barra amministratrice delegata della General Motors è la donna più potente dell’industria automobilistica. Come CEO di GM, ha guidato l'azienda attraverso significative trasformazioni, enfatizzando innovazione, sostenibilità e inclusione. La sua leadership ha portato GM a essere leader nell'elettrificazione di settore.

·       Nel ruolo di prima donna designer capo di un'auto super sportiva, l'Acura NSX, Michelle Christensen, ha rotto il soffitto di cristallo nel design automobilistico, dimostrando che le donne possono guidare con successo progetti in ambiti tradizionalmente dominati dagli uomini come quello dei motori.

·       Nell’ambito dell’ingegneria aerodinamica applicata alle automobili di Formula 1, l’italiana Antonia Terzi è stata una leader. Inizialmente ha lavorato per la scuderia Ferrari, poi nel 2001 diventa capo del team di aerodinamica della Williams, dove inventa il famoso “muso a tricheco” imponendosi come riferimento a livello mondiale nell’aerodinamica.

Un’azienda dove il cambiamento è già realtà

Nonostante i progressi significativi e i contributi notevoli delle donne nel settore automotive, persistono sfide da affrontare per garantire una maggiore inclusione e parità di genere. Preconcetti radicati e stereotipi di genere continuano a ostacolare l'accesso delle donne a opportunità di crescita e riconoscimento in molti settori tradizionalmente maschili.

Eppure, è proprio dal settore automotive che arrivano segni diametralmente opposti. Lamborghini è un’importante realtà italiana che ha ottenuto una certificazione per la Gender Equality. Parità salariale e flessibilità per aiutare chi ha figli e una politica inclusiva sono i tratti salienti della policy di un’azienda determinata a offrire opportunità esclusivamente in base a meriti, senza condizionamenti di “genere”. Se in Lamborghini si respira aria di inclusione e di opportunità, è merito anche di attenti servizi messi a disposizione dei neo genitori, come il “Mum coaching” e l’innovativo “Dad coaching” percorsi che accompagnano sia la neo mamma che il neo papà al rientro dal congedo parentale, e poi convenzioni con asili, centri estivi e integrazione della retribuzione nel periodo di astensione facoltativa di maternità e/o paternità.

Le donne in Lamborghini presenti ricoprono posizioni di ogni livello, dalla logistica all’ingegneria, fino ai vertici presieduti da Katia Bassi quando è diventata la prima donna a far parte del Management Board di Lamborghini.

L’esempio virtuoso dell’azienda dimostra come nel settore automotive ci sia spazio per le donne anche nei ruoli tecnici e di leadership, così da evitare di limitare la diversità di prospettive nella presa di decisioni e nello sviluppo di innovazioni.

Non si può parlare del connubio tra donne e auto senza citare una donna dei nostri giorni come Katia Bassi, che nella sua carriera di top manager ha lavorato sempre tra i motori sportivi da Ferrari a Aston Martin, oltre che in Lamborghini. È scomparsa prematuramente a soli 54 anni, ma non prima di essere nominata una delle cento donne italiane di maggior successo da Forbes Italia. A chi le chiedeva se avesse mai subito discriminazione sul lavoro rispondeva senza esitazione: “Mai. A volte noi donne non ci proponiamo per ruoli decisionali. Io mi sono lanciata ogni volta e ho sempre lavorato in ambiti maschili”.

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