L'equilibrio tra lavoro e famiglia è possibile e alcune aziende innovative lo dimostrano
L'equilibrio tra lavoro e famiglia rappresenta uno dei grandi temi di attualità su cui si dibatte. In Italia, la tematica evidenzia un marcato divario di genere e culturale preoccupante. Nel 2022, 44.699 madri hanno lasciato l’occupazione dopo la maternità, sottolineando che le difficoltà di conciliare le esigenze lavorative con quelle familiari sono realtà. La legittima ricerca di un equilibrio tra lavoro e famiglia si scontra con molteplici difficoltà soprattutto nel nostro Paese. Invece, basta rivolgere lo sguardo sull’Europa per rendersi conto che con politiche adeguate è possibile rendere il work-life balance un traguardo concreto . In Svezia, per esempio, i genitori godono di congedi parentali pagati estesi, con incentivi per incoraggiare i padri a essere attivi nella cura dei figli. In Germania, le politiche di flessibilità lavorativa e i servizi di assistenza all'infanzia aiutano i genitori a rientrare al lavoro mantenendo un buon equilibrio tra responsabilità lavorative e familiari. Entrambi i Paesi hanno sviluppato un approccio sociale che valorizza la parità di genere e il benessere dei bambini, creando un ambiente di lavoro più equilibrato e inclusivo. In Italia, invece, nonostante non manchi l’esempio virtuoso di alcune aziende, c’è molta strada da percorrere.
L'Importanza di conciliare famiglia e lavoro
La necessità di un ambiente lavorativo che tuteli il diritto alla maternità e alla paternità senza imporre la scelta tra famiglia e carriera è cruciale. Questo nella teoria, perché nella pratica nel nostro Paese accade l’opposto: secondo i dati del rapporto Pluss di Inapp il tasso di occupazione femminile è più basso della media europea di 13 punti e si accompagna al record negativo delle nascite. Dopo il primo figlio, infatti, 1 donna su 5 esce dal mondo del lavoro per la difficoltà di conciliare responsabilità lavorative e maternità. Questa tendenza in aumento ha ripercussioni profonde sulla partecipazione femminile nel mercato del lavoro e sugli stereotipi di genere. Le statistiche indicano che la principale ragione della rinuncia femminile all’occupazione è la difficoltà di conciliare lavoro e cura (52%), mentre solo per il 3 per cento degli uomini dimissionari la scelta è riconducibile alla paternità e alla mancata conciliazione tra lavoro e famiglia.
Al contrario, in alcuni Paesi europei, grazie a politiche di welfare efficaci e flessibilità lavorativa, il tasso di occupazione femminile non subisce cali significativi dopo la maternità.
Gli ostacoli da superare: le responsabilità di genere
In un Paese come l’Italia, con il più alto indice di vecchiaia, non si tratta solo di conciliare lavoro e figli, bensì di assistere anche gli anziani. Attualmente gli over 65 anni rappresentano il 23% della popolazione, e il loro numero è in aumento. Si stima che nel 2030 gli anziani non autosufficienti saranno circa 5 milioni. Non dimentichiamoci che necessitano assistenza anche le persone con disabilità: in Italia sono oltre 3 milioni. A farsene carico sono ancora una volta le donne. I numeri del Caregiving informale, quello che coinvolge i familiari nell'assistenza del parente, parlano chiaro: una donna su tre se ne occupa senza aiuti esterni, la metà conta su saltuari aiuti familiari, solo una su quattro ottiene agevolazioni al lavoro.
Questo modello di comportamento rafforza gli stereotipi di genere, creando un circolo vizioso che relega le donne a ruoli principalmente familiari. Le aziende però possono agire in maniera attiva nel cambio di tendenza, offrendo supporto sia nella cura dei figli che degli anziani. In Paesi europei attenti, come Svizzera, Danimarca, Francia e Gran Bretagna ci sono esempi di tutela del Caregiver da cui prendere esempio, anche sotto il profilo normativo.
Quali iniziative per conciliare famiglia e lavoro
La flessibilità oraria è uno dei principali strumenti adottabili per supportare i dipendenti nei primi anni della maternità e paternità. Dove è possibile, si può optare per lo smart working, il lavoro in modalità agile, o per la trasformazione dell’orario da full-time a part-time che faciliti la conciliazione tra famiglia e lavoro. Si possono introdurre permessi aggiuntivi per i genitori, integrazioni del congedo di maternità e/o di paternità, oltre a servizi salva-tempo e per la cura dei figli.
Diversamente dall’estero, dove è una consuetudine diffusa, in Italia l’asilo nido aziendale è una rarità. Eppure, sarebbe un vantaggio per le stesse aziende che potrebbero contare su dipendenti tranquillizzati dalla comodità di conciliare il lavoro con le responsabilità di genitore. In alternativa, si possono prevedere convenzioni con asili o servizi di baby-sitting.
Tra le misure di supporto alla maternità e alla paternità, viene molto apprezzato dai neogenitori il bonus spesa quale aiuto concreto per le spese della famiglia che si allarga. Sono solo alcune delle misure più diffuse che possono aiutare i lavoratori durante il cammino della paternità e della maternità, e che migliorano l'ambiente di lavoro, aumentando produttività e soddisfazione dei dipendenti.
Esempi di aziende virtuose in Italia
A dispetto di numeri e tendenze, in Italia non mancano le aziende che si distinguono per i programmi efficaci a supporto dei dipendenti. Aziende che creano ambienti di lavoro più inclusivi e dimostrano come investire nel welfare produca vantaggi concreti.
Aumento della produttività, riduzione del turnover e miglioramento dell'immagine aziendale sono solo alcuni dei benefici: lo confermano anche i dati del Rapporto Welfare Index PMI. Secondo quanto emerso dall’analisi su un campione di circa 2.600 imprese nell’arco di tre anni, le aziende con un welfare più evoluto hanno una produttività superiore alla media e crescono molto più velocemente tanto nei risultati economici quanto nell’occupazione.
Tra le imprese italiane che, con pratiche innovative a supporto dei dipendenti e loro famiglie, si affermano come esempi virtuosi nel campo del welfare aziendale, abbiamo:
● A Treviso, l’azienda informatica B+B International nel suo programma welfare ha un occhio di riguardo verso la maternità e la conciliazione lavoro e famiglia. Si occupa della gestione burocratica della maternità, dei bonus di legge e rimborsi sanitari. Il supporto prosegue durante la maternità e al rientro prevede colloqui di orientamento per offrire maggiore flessibilità e part-time. C’è poi il credito welfare legato alla situazione familiare dei dipendenti (single, sposati con figli o senza figli, genitori single), da usare in base alle necessità, per la propria formazione o quella dei figli, rette scolastiche, assistenza e tempo libero.
● Gruppo Società Gas Rimini Spa operativo in Emilia Romagna e Marche tra le iniziative per conciliare famiglia e lavoro prevede la riduzione dell’orario tra luglio e agosto, centri estivi gratuiti per i figli dei dipendenti e asilo interaziendale.
● Aepi Industrie, azienda bolognese leader nell’automazione industriale, nel suo programma di servizi per il Work-Life Balance integra flessibilità in entrata e in uscita, convenzioni per baby-sitting a domicilio, con centri estivi, con case-famiglia per anziani e disabili, con servizi di badanti e infermieri.
● Farco Group, azienda bresciana dove le donne rappresentano la metà della forza lavoro, offre misure di lavoro agile e da remoto, flessibilità oraria, congedi, servizi di supporto a famiglie con minori o persone non autosufficienti. Tra le iniziative per conciliare famiglia e lavoro spiccano il servizio gratuito di custodia dei figli (3-14 anni) durante la chiusura delle scuole e il Bonus Children destinato a servizi di istruzione o attività ricreative dei figli.
● Kohler Engines azienda produttrice di motori diesel a Reggio Emilia è molto attiva nella promozione rivolta alle bambine della conoscenza delle materie Stem. Sul fronte del welfare aziendale, oltre a smart working, flessibilità oraria e part-time offre facilitazioni per l’accesso dei figli dei dipendenti a campi estivi e un programma di rientro dalla maternità facilitato dal percorso di coaching interno.