L'impatto delle donne nella rivoluzione dell'Intelligenza Artificiale

L'Intelligenza Artificiale sta rivoluzionando il modo di vivere e lavorare, ma il suo sviluppo non può prescindere dal contributo delle donne. Purtroppo, il settore dell'IA sconta ancora un forte divario di genere, con una netta predominanza maschile, rispecchiando quella che è la situazione generale del settore ICT. Eppure, la presenza femminile è fondamentale per garantire un approccio più inclusivo e attento alle esigenze di tutti.

Il ruolo delle donne nello sviluppo dell'intelligenza artificiale solleva importanti considerazioni non solo sulla parità di genere ma anche sull'impatto che queste disparità possono avere sulla tecnologia stessa. Gli aspetti chiave da esaminare in questo contesto includono la rappresentazione delle donne, la loro influenza sulla creazione di tecnologie inclusive, le sfide e le opportunità che incontrano.

I numeri della presenza femminile nell’ICT

La rivoluzione a opera dell’intelligenza artificiale muta il panorama lavorativo a grande velocità, ma le donne sembrano costrette ad avere un ruolo marginale. Nonostante rappresentino circa la metà della popolazione mondiale, la loro presenza nei campi scientifici e tecnologici, e in particolare nell'IA, è ridotta. I dati raccolti evidenziano che la partecipazione femminile nei settori STEM è insufficiente a livello globale e nazionale.

Se osserviamo l’Italia, il panorama è critico. La società di analisi Bureau Veritas Italia e il Comitato pari opportunità dell’Università di Genova hanno lanciato l’allarme durante il recente convegno “Il futuro è digitale”, sottolineando che la quantità di donne professioniste dell’ICT è ferma a 16% da 10 anni.

Anche i dati di Openpolis lo confermano: nonostante tra i 16 e i 24 anni le ragazze con competenze digitali di base siano più dei ragazzi (61% femmine e 57,3% maschi), le laureate in ICT nel 2022 sono state il 16,8% del totale: pochissime. Di questo passo, l'apporto e la rivoluzione della donna nello sviluppo dell’IA rischiano di non cominciare mai.

Donne e Intelligenza Artificiale: un sodalizio che non parte

Aumentare la presenza femminile negli ambienti di lavoro ICT dev'essere uno degli obiettivi delle università, della scuola e delle famiglie, ma bisogna cominciare fin dalle elementari. L'istruzione è fondamentale nell'abbattere gli stereotipi di genere sull'apprendimento scientifico delle ragazze, altrimenti con lo sviluppo dell’IA si corrono rischi seri con ripercussioni nel tempo.

I sistemi di Intelligenza Artificiale guadagnano ruoli sempre più importanti, capaci di influenzare decisioni in ogni ambito della nostra vita, ma a oggi si basano su algoritmi che inevitabilmente sono lo specchio dei processi mentali di chi li progetta, inclusi gli stereotipi di genere.

Manca la visione femminile proprio in quei nei settori che stanno disegnando i nuovi assetti globali, dalla cybersicurezza al cloud, dalle tecnologie del digitale all’IA. Invece, è essenziale che le donne siano attivamente coinvolte nello sviluppo e nell'implementazione dell'Intelligenza Artificiale, per garantire che le nuove tecnologie riflettano un’equa varietà di prospettive.

L'impatto dell'Intelligenza Artificiale nel lavoro

Promuovere l'educazione STEM e l'alfabetizzazione digitale tra le donne, insieme alla creazione di politiche di lavoro flessibili e supporti per la carriera, sono passi fondamentali per sfruttare il potenziale dell'IA senza ampliare le disuguaglianze.

In molti settori, l’impiego dell’AI ha migliorato l'efficienza, automatizzato compiti ripetitivi e permesso alle persone di concentrarsi su attività più creative e strategiche. Uno degli impatti più evidenti è l'automazione di compiti che tradizionalmente richiedevano l'intervento umano, come l'elaborazione dati o la produzione industriale. Questo ha portato a una riduzione del bisogno di lavoro manuale in alcuni settori, ma ha anche creato nuove opportunità occupazionali.

Ruoli come analisti di dati, ingegneri dell'apprendimento automatico e specialisti in etica dell’IA sono sempre più necessari. Queste figure richiedono diverse competenze, inclusa la capacità di lavorare a fianco di sistemi intelligenti e di integrare l'etica nella progettazione e implementazione di soluzioni basate sull'IA, ruoli che possono rappresentare l’occasione per le donne di lasciare il segno nello sviluppo dell’Intelligenza Artificiale. Non dimentichiamo, infatti, che le donne sono naturalmente più attente alle ripercussioni etiche e sociali delle nuove tecnologie, temi di importanza fondamentale per lo sviluppo di una IA che possa mettersi al servizio dell'umanità.

Benefici dell’inclusione femminile

Mentre l'Intelligenza Artificiale apre la strada a mille opportunità, presenta anche sfide che le donne devono accogliere, liberandosi da pregiudizi o persino da forme di autoesclusione. I cambiamenti indotti dall'IA nel mercato del lavoro possono esacerbare le disuguaglianze esistenti o, al contrario, offrire l'opportunità per un approccio inclusivo che promuove la parità di genere.

Le donne che superano queste sfide e assumono ruoli di leadership in IA possono influenzare significativamente l'evoluzione del settore.

Leader come Fei-Fei Li, ex capo del team di AI di Google Cloud, dimostrano che le donne possono guidare iniziative di grande impatto . La rivoluzione delle donne è fondamentale per lo sviluppo di tecnologie inclusive e per una maggiore diversità nei team di IA che aiutino a ridurre i bias nei dati e negli algoritmi . Le donne portano un valore aggiunto unico nello sviluppo dell'Intelligenza Artificiale: la sensibilità, la capacità di ascolto e la visione olistica dei problemi sono caratteristiche preziose per istruire sistemi che sappiano interpretare le sfumature del comportamento umano e dare risposte utilizzando anche l’empatia.

Ecco perché mentre l’IA rimodella il mondo del lavoro con nuove tecnologie e opportunità, è necessario che questa rivoluzione sia accompagnata da uno sforzo comune per promuovere la partecipazione equa e inclusiva.

Le donne nella rivoluzione dell'Intelligenza Artificiale

Il contributo femminile all'Intelligenza Artificiale assicura uno strumento potente per la parità di genere in tutti gli ambiti della società. Sistemi IA privi di pregiudizi e che valorizzano le competenze individuali, indipendentemente dal sesso, servono a superare gli stereotipi di genere nell'orientamento scolastico, nelle assunzioni e nelle progressioni di carriera. E donne che si affermano in ruoli di spicco nell'IA diventano modelli ispiranti per le nuove generazioni.

Se le donne hanno scarso accesso alle tecnologie digitali, il deficit contribuisce a perpetuare e persino esacerbare i pregiudizi di genere nei set di dati che si utilizzano per addestrare gli algoritmi dell'IA. E invece di formare l’Intelligenza Artificiale con visione e approccio globali, si corre il rischio di convogliare l’istruzione digitale attraverso un filtro, una visione prettamente maschile. La produzione di dati generati dalle donne può evitare, infatti, che i sistemi di IA non rappresentino accuratamente né servano equamente tutta la popolazione.

Se la maggior parte dei prodotti basati sull’IA non prende in considerazione i bisogni delle donne né affronta questioni che riguardano le donne, le disparità sono destinata e crescere. Ad esempio, pensiamo alla gestione del credito al consumo: utilizza dati che, se distorti da pregiudizi storici e di genere, finirebbero per svantaggiare le donne.

Serve, quindi, un approccio olistico che includa politiche inclusive, investimenti in iniziative di formazione e supporto alle donne nel campo dell'IA, e una maggiore consapevolezza delle implicazioni etiche dello sviluppo tecnologico.

Chi sono le donne che stanno aprendo la strada nell’IA

Nonostante la scarsa rappresentanza, ci sono donne che stanno facendo passi da gigante nel campo dell'IA promuovendo cambiamenti significativi. Pensiamo a Mira Murati, forse la donna più famosa nel campo dell’ Intelligenza Artificiale, perché a soli 35 anni dirige le attività tecniche di OpenAi ed è stata determinante nel trasformare la società in azienda leader dell’Intelligenza Artificiale.

Oppure pensiamo a Karine Perset, alla guida dell'unità IA della Divisione per la Politica dell'Economia Digitale presso l'OCSE (Organizzazione internazionale per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) dove supervisiona l'Osservatorio OCSE.AI e la Rete di Esperti OCSE.AI (ONE AI). Il suo lavoro si concentra sulle politiche per implementare i principi dell'IA dell'OCSE e sulle tendenze nello sviluppo dell'IA .

E in Italia? “L’esercito” di donne necessarie per guidare la rivoluzione dell’Intelligenza Artificiale deve crescere, ma ci sono già molte figure femminili che si distinguono per eccellenza e che possono essere modello ed esempio per le giovani che vogliono emergere in questo settore.

Sara Bernardini è docente di IA presso la Royal Holloway University of London e al Dipartimento di ingegneria Informatica dell’Università La Sapienza di Roma. Ed è anche responsabile della ricerca su IA e Data Science presso il National Oceanography Center di Southampton, nel Regno Unito.

Barbara Caputo dirige l’Hub sull’Intelligenza Artificiale del Politecnico di Torino, ed è co-fondatrice della European Laboratory for Learning and Intelligent Systems Society. Nel 2021 ha ricevuto il Dottorato Honoris Causae dall’Università della Danimarca Meridionale per i suoi contributi nel campo dell’AI applicata alla visione computerizzata e alla robotica.

Francesca Lagioia, docente di Informatica Giuridica, IA e Diritto ed Etica per l'IA, presso l'Università di Bologna, è Principal Investigator del progetto PRIN2022 EQUAL (EQUitable Algorithms).

Francesca Lisi, docente di Informatica all'Università di Bari, da oltre 20 anni si occupa della ricerca scientifica in IA e da più di 10 è membro del Direttivo di AIxIA, Associazione italiana per l'Intelligenza Artificiale.

Maristella Matera, docente di Human-Computer Interaction al Politecnico di Milano e dirige il laboratorio HINT (Human-centric Interactive Technologies). La sua attività di ricerca sul potenziale dell'IA nel promuovere l'inclusività delle tecnologie digitali ha ricevuto l'Award for Inclusion Research da Google per impatto e innovazione.

Elisa Ricci, docente al Dipartimento di Ingegneria e Scienza dell'Informazione dell'Università di Trento, membro di ELLIS, il Laboratorio europeo per l'apprendimento e i sistemi intelligenti, e responsabile dell'Unità di Ricerca DVL (Deep Visual Learning) della Fondazione Bruno Kessler.

Francesca Scozzari docente di Informatica all'Università di Chieti-Pescara, insegna Machine Learning e ha sviluppato tool di AI utilizzati in ambito internazionale.

Giuseppina Sgandurra, docente del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale presso l’Università di Pisa, applica l’IA alla pediatria. Coordina il progetto AINCP per lo sviluppo di strumenti clinici basati sull’AI per aiutare la diagnosi funzionale e la tele-riabilitazione domiciliare degli arti superiori in bambini con paralisi cerebrale infantile.

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