Tra carriera e famiglia: l'importanza di equilibrare maternità e paternità

Quella per il raggiungimento dell’equilibrio tra lavoro e vita personale, tra carriera e famiglia, è una strada che ancora presenta diverse criticità. Difficoltà da limare con un approccio olistico che comprende cambiamenti culturali, politici e organizzativi. Riconoscendo e valorizzando equamente la maternità e la paternità, la società può beneficiare di situazioni più produttive, e di un ambiente di lavoro più equo e sostenibile. Perché solo attraverso un impegno verso la parità, possiamo sperare di costruire un futuro in cui nessun genitore debba scegliere tra affetti personali e realizzazione professionale.

Per adesso, però, nonostante i progressi verso la parità di genere, persistono asimmetrie nella distribuzione delle responsabilità familiari e professionali tra uomini e donne. Questa disparità si fa evidente quando si confrontano le esperienze di maternità e paternità nella società moderna, dove la sfida più significativa è quella sostenuta dalle donne.

L’importanza di conciliare lavoro e vita personale

La conciliazione tra lavoro e vita personale rappresenta una sfida crescente in una società in cui le frontiere tra orari di lavoro e tempo libero diventano sempre più sfumate. Questa problematica non riguarda solo coloro che hanno una famiglia, tocca l'intera forza lavoro, indipendentemente dalla presenza di figli o dallo stato civile. L'incessante accessibilità garantita da smartphone e tecnologie digitali, unita a una cultura lavorativa che spesso premia la "disponibilità costante", può generare la sensazione di non riuscire mai a staccare completamente dal lavoro.

Molte lavoratrici, soprattutto in certi settori o posizioni, si ritrovano a dover rispondere a e-mail o a partecipare a riunioni al di fuori degli orari di lavoro standard, riducendo il tempo dedicato al riposo, allo svago, agli hobby, alle relazioni personali, al benessere generale se non addirittura alle ferie. Questo squilibrio può portare a stress, Burnout, esaurimento professionale, frustrazione e scarsa soddisfazione.

La crescente precarietà e la competizione nel mercato del lavoro inducono a sentirsi obbligati ad accettare condizioni lavorative pesanti dal punto di vista psicologico. Si avverte, infatti, il timore che rifiutare richieste oltre gli orari o fissare dei paletti possa mettere a rischio la propria posizione o le opportunità future. Non c’è da stupirsi, quindi, se questo stato di tensione possa arrivare a minare i progetti di genitorialità e a rimandarli all’infinito.

Davanti a questo scenario, è importante riconoscere l’importanza di promuovere una cultura del lavoro che valorizzi prima di tutto l'equilibrio tra vita professionale e personale, altrimenti diventa difficile anche solo pensare di affrontare il successivo tema della genitorialità, con la tutela del congedo parentale e di un eguale riconoscimento tra maternità e paternità.

Nuove politiche aziendali possono contrastare le aspettative di disponibilità al di fuori degli orari di lavoro, promuovere orari flessibili, incoraggiare pause regolari e rispettare il diritto a godere pienamente delle ferie maturati. Da una parte, poi, chi entra nel mondo del lavoro dovrebbe sviluppare quelle competenze e risorse che permettono di stabilire in maniera serena ma assertiva i confini chiari tra lavoro e vita personale. Dall’altra, dovrebbe esserci un riconoscimento collettivo dell'importanza del benessere individuale non solo per la qualità della vita del singolo, ma anche per la produttività e l'efficienza complessiva.

Maternità e paternità: due facce di una sola medaglia

In questo panorama, dove può risultare già difficile conciliare lavoro e vita professionale, la situazione diventa più critica quando in gioco entra anche la responsabilità verso dei figli. Una delle maggiori difficoltà per le donne nel lavoro è la pressione di conciliare le esigenze professionali con quelle della famiglia. Il conflitto si manifesta in diverse forme: dalla discriminazione sul posto di lavoro per la gravidanza o la maternità, fino alla difficoltà di trovare un equilibrio tra orari di lavoro e responsabilità genitoriali.

La società tende ancora a gravare sulle donne un peso sproporzionato in termini di aspettative di cura e responsabilità familiari. L’aspetto cruciale è la mancanza di parità nella percezione e nel trattamento dei due principali attori della genitorialità. Culturalmente, la maternità è spesso vista come un inevitabile ostacolo al successo professionale delle donne, mentre la paternità raramente comporta le stesse connotazioni. Gli uomini, anche quando diventano padri, tendono a non incontrare gli stessi ostacoli nella crescita professionale e difficilmente risultano meno concentrati, capaci o affidabili per via delle loro responsabilità familiari.

Questa disparità risulta aggravata dalla carenza di politiche e normative che supportino una visione della genitorialità come responsabilità condivisa. Mentre alcune Nazioni hanno fatto passi avanti nell'implementazione di congedi parentali egualitari, molti Paesi continuano a mancare in questo aspetto, offrendo congedi di maternità più lunghi rispetto a quelli di paternità o, in alcuni casi, nessun congedo di paternità retribuito. Questa discrepanza non solo rafforza gli stereotipi di genere riguardo ai ruoli dei genitori, ma contribuisce anche a una distribuzione diseguale del carico di lavoro non retribuito, che vede le donne sproporzionatamente impegnate anche sul fronte delle faccende domestiche e nella cura dei figli.

Ecco perché è essenziale promuovere un cambiamento culturale che ponga maternità e paternità sullo stesso piano, riconoscendo la genitorialità come aspetto fondamentale della vita familiare e sociale. È necessario anche implementare politiche che riflettano e sostengano questa parità, come congedi parentali egualitari, orari di lavoro flessibili e supporto per la cura dei bambini, che consentano a madri e padri di partecipare attivamente sia alla vita familiare che a quella professionale.

Le aziende devono avere un ruolo attivo come parte della soluzione, riconoscere l'importanza di un equilibrio tra sfera personale e professionale, promuovere una cultura che valorizzi e sostenga la genitorialità. Questo include la promozione di un ambiente di lavoro inclusivo e privo di discriminazioni, dove le decisioni di assunzione, promozione e retribuzione siano basate sul merito e non influenzate dalle responsabilità genitoriali.

Nuove prospettive per il congedo parentale

La Legge di Bilancio del 2023 ha segnato un piccolo punto a favore riguardante il congedo parentale, introducendo novità volte a sostenere le famiglie nel delicato equilibrio tra responsabilità lavorative e genitoriali. Una delle modifiche più rilevanti riguarda il trattamento economico del congedo parentale: la legge prevede un aumento della percentuale di retribuzione per i genitori che usufruiscono del congedo parentale, per alleviare il carico finanziario e incentivare la condivisione delle responsabilità di cura tra madri e padri.

La durata del congedo parentale retribuito è stata estesa per garantire una copertura economica più lunga per i genitori. Questo provvedimento è significativo in un contesto in cui molti genitori, specialmente le madri, si trovano spesso costretti a scegliere tra la carriera e la cura dei figli per questioni economiche. Inoltre, la normativa prevede un sistema di bonus per i padri che utilizzano il periodo di congedo facoltativo, promuovendo una cultura di co-genitorialità e sfidando gli stereotipi tradizionali che vedono la cura dei figli come un compito prevalentemente femminile.

C’è poi l'introduzione di misure flessibili che permettono ai genitori di fruire del congedo in modi diversi, ad esempio adottando il part-time con una retribuzione proporzionata, mantenendo un legame con il mondo del lavoro mentre si dedicano alla famiglia. Questa flessibilità è fondamentale per adattare le politiche di congedo parentale alle necessità delle famiglie moderne.

Quanto pesano il Gender Pay Gap e la scarsità di servizi

Le modifiche legislative rappresentano un passo avanti, ma è fondamentale che siano accompagnate da un cambiamento culturale che valorizza paternità e maternità come responsabilità condivise e da un impegno continuo per migliorare accessibilità e qualità dei servizi di assistenza all'infanzia.

La scarsità di servizi di supporto, come asili nido accessibili e di qualità, è infatti un grosso problema. In molte regioni, la domanda supera di gran lunga l'offerta, lasciando le famiglie senza soluzioni adeguate. Questo deficit di servizi costringe uno dei genitori a interrompere la carriera per occuparsi dei figli.  Secondo il rapporto "Le Equilibriste: la maternità in Italia nel 2023" pubblicato da Save the Children, circa il 23% delle donne italiane lascia il lavoro dopo la nascita del primo figlio. I dati di Eurostat, ci confermano che in Italia le donne guadagnano in media il 14% in meno dei loro colleghi maschi. Quindi, in una situazione in cui entrambi lavorano, ma uno guadagna significativamente meno, risulta economicamente "logico" che chi ha lo stipendio inferiore riduca le ore di lavoro o lasci completamente il proprio impiego per occuparsi dei figli. Si promuove così una tendenza preoccupante, poiché la riduzione della presenza femminile ha implicazioni economiche immediate e perpetua la disparità di genere nel mercato del lavoro, con effetti a lungo termine sulla carriera e sulle prospettive economiche delle donne.

Il Gender Pay Gap, ovvero la differenza retributiva di genere, rimane una delle questioni urgenti da affrontare per le sue ripercussioni sulla presenza delle donne nel mondo del lavoro e sulla genitorialità. Non dimentichiamo che la natalità vive da anni una tendenza al ribasso, sollevando preoccupazioni a livello sociale ed economico. Nel 2022, l'ISTAT con 393mila nascite ha segnalato un nuovo record nel minimo, consolidando una tendenza che porta il tasso di natalità in Italia a uno dei più bassi in Europa.

Modelli di Policy che supportano la genitorialità

Fortunatamente le iniziative legislative tendono a riconoscere l'importanza di un approccio illuminato. Ad esempio, i Paesi nordici sono noti per le loro politiche progressiste in materia di congedo parentale e di accesso all'assistenza all'infanzia, il che ha portato a una maggiore parità di genere nei ruoli di cura e una distribuzione più uniforme della forza lavoro. In Italia ha fatto notizia la nuova Policy aziendale di Barilla che, dal 2024, offrirà 12 settimane di congedo retribuito al 100% sia per le madri che per i padri. Una mossa che pone Barilla all'avanguardia nella parità di genere nel mondo aziendale italiano e che può essere un modello per invitare altre aziende a trovare un equilibrio tra carriera e famiglia.

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