


.png)
.png)
.png)

.png)

.png)
.png)









































.jpg)








Lavorare di meno, rendere di più: si può?

Negli ultimi anni la possibilità di un’eventuale riduzione dell’orario lavorativo ha iniziato a prendere piede. Complice la pandemia e la progressiva sovrapposizione di vita privata e professionale, il concetto di riduzione dell'orario di lavoro ha guadagnato crescente attenzione, sia a livello internazionale che in Italia, dove il 67% delle persone vorrebbe ridurre il tempo dedicato al lavoro. L'idea di "lavorare meno" è spesso interpretata come un pretesto e come il preludio di una diminuzione della produttività. A maggior ragione quando sono le donne a far leva sulla possibilità di bilanciare meglio lavoro e tempo personale.
Al contrario di ciò che si può pensare, numerosi studi e sperimentazioni suggeriscono che una riduzione delle ore lavorative possa portare a un aumento dell'efficienza, del benessere delle persone e, in ultima analisi, dei profitti aziendali. Controintuitivo? No, supportato dai dati. Approfondiamolo insieme di seguito.
Lavorare meno: un nuovo paradigma lavorativo
Tradizionalmente, la giornata lavorativa di otto ore è stata la norma, basata su un modello industriale e produttivo che privilegiava la quantità di tempo trascorso sul posto di lavoro. Tuttavia, con l'evoluzione delle tecnologie, dei modelli organizzativi e delle professioni, questo paradigma inizia ad essere messo in discussione.
La settimana lavorativa corta, già sperimentata con successo in paesi come Austria, Norvegia e Paesi Bassi, rappresenta la nuova frontiera dell’organizzazione aziendale per conciliare esigenze produttive e qualità della vita. La sperimentazione della settimana lavorativa corta consiste nel ridurre i giorni lavorativi da 5 a 4 mantenendo produttività e stipendio invariati. Proprio per questo è anche una delle soluzioni più discusse, specialmente nel nostro paese.
E in Italia?
In Italia, alcune aziende hanno iniziato a sperimentare modelli di orario ridotto, mantenendo invariata la retribuzione. Queste iniziative mirano a migliorare il benessere delle persone, ridurre lo stress e aumentare la soddisfazione lavorativa, con l'obiettivo di ottenere una forza lavoro più motivata e produttiva. Qualche esempio?
Intesa Sanpaolo
La principale banca italiana ha introdotto un pacchetto di flessibilità che prevede l'orario flessibile di ingresso e uscita, lo smart working fino a 120 giorni all'anno e la possibilità di distribuire l'orario su quattro giorni invece di cinque. Questa iniziativa ha coinvolto circa 28.500 persone, migliorando il bilanciamento tra vita lavorativa e privata.
Automobili Lamborghini
L'azienda automobilistica ha firmato un accordo con i sindacati per ridurre l'orario di lavoro, aumentare il salario annuale e assumere 500 persone. Questa strategia ha portato a un incremento della produttività e a un miglioramento del clima aziendale.
Lavazza
Nel settore alimentare, Lavazza ha sperimentato il "venerdì breve", consentendo di uscire anticipatamente dopo cinque ore di lavoro invece di otto, utilizzando parte dei riposi individuali previsti dal contratto nazionale. Il primo anno di applicazione ha avuto esiti positivi, con un aumento della soddisfazione generale.
Magister Group
Questa società multi-business ha avviato una sperimentazione di settimana corta, riducendo l'orario di lavoro del 20% a parità di salario. Il monitoraggio, affidato alla SDA Bocconi School of Management, ha evidenziato benefici in termini di produttività e benessere.
Benefici dell’orario di lavoro ridotto
Nel Regno Unito, un’indagine dell’Università di Cambridge ha rilevato i principali vantaggi della settimana corta lavorativa. Dati alla mano, questo è stato il risultato della sperimentazione in 61 aziende (2900 persone coivolte):
· Circa il 71% delle persone ha dichiarato di avere livelli più bassi di burnout e il 39% ha sperimentato meno stress;
· I giorni di malattia si sono ridotti del 65% e le dimissioni sono diminuite del 57%, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente;
· I ricavi sono rimasti invariati durante l’esperimento, in alcuni casi anche aumentando.
Insomma, i benefici sembrano essere diversi. Le evidenze raccontano che lavorare meno ore può portare a una maggiore concentrazione e efficienza durante il tempo lavorativo, riducendo le distrazioni e migliorando la gestione delle attività. Inoltre, disporre di più tempo libero consente alle persone di dedicarsi alla famiglia, agli hobby e al riposo, contribuendo a un miglioramento del benessere psicofisico. Un carico di lavoro più equilibrato aiuta a prevenire l'esaurimento professionale, migliorando la salute mentale e fisica, soprattutto delle donne. Infine, le aziende che offrono orari di lavoro flessibili e ridotti possono risultare più attrattive per i talenti, aumentando la soddisfazione e la fiducia.
Sfide e considerazioni generali
Nonostante i numerosi benefici, l'implementazione di una settimana lavorativa ridotta presenta alcune sfide:
- Adattamento organizzativo: le aziende devono rivedere i propri processi per garantire che la riduzione delle ore non comprometta la produttività;
- Settori con esigenze specifiche: in alcuni ambiti, come la sanità o i servizi di emergenza, potrebbe essere più complesso applicare una riduzione dell'orario senza influire sulla qualità del servizio;
- Resistenza al cambiamento: alcuni manager potrebbero essere riluttanti ad adottare nuovi modelli di lavoro, temendo ripercussioni sulla carriera o sulla retribuzione.
Le sfide delle donne
Anche se la riduzione dell’orario di lavoro implica un cambio radicale nella cultura organizzativa, tra le persone a cui gioverebbe una diffusione più capillare del tempo ridotto e delle soluzioni per bilanciare responsabilità lavorative e familiari, ci sono ovviamente le donne. Secondo recenti dati, infatti, in Italia le donne dedicano in media il 74% del loro tempo libero a lavori domestici o attività di cura, a fronte del 26% degli uomini. Insomma, affrontano spesso un carico mentale sproporzionato, che influisce negativamente sul benessere e sulla possibilità di avanzamento professionale, aumentando il rischio di burnout e insoddisfazione lavorativa.
Le pressioni sociali e culturali che vedono le donne come principali responsabili della gestione della casa e della famiglia si riflettono anche sul lavoro, dove spesso accettano carichi extra o ruoli di supporto per dimostrare il proprio valore. Questa dinamica può portare a una perdita di motivazione e a un minore riconoscimento del loro contributo.
Prospettive future
In Italia, la riduzione dell'orario di lavoro è al centro di discussioni parlamentari e iniziative aziendali. Attualmente, non esistono scadenze obbligatorie imposte alle aziende per adottare tali cambiamenti. Tuttavia, sono in corso proposte di legge che mirano a incentivare la settimana lavorativa corta, prevedendo agevolazioni contributive per le imprese che riducono l'orario settimanale a 32 ore senza diminuire gli stipendi. Se approvate, queste misure potrebbero entrare in vigore nel 2025, offrendo alle aziende un periodo di adattamento per riorganizzare i modelli lavorativi.
Nel frattempo, alcune aziende italiane hanno già avviato sperimentazioni volontarie di riduzione dell'orario di lavoro, ottenendo risultati positivi in termini di produttività e benessere dei dipendenti.
La discussione sulla riduzione dell'orario di lavoro è destinata a proseguire, soprattutto in un contesto in cui il benessere delle persone e la sostenibilità dei modelli lavorativi diventano sempre più centrali. Le esperienze positive di diverse aziende italiane suggeriscono che lavorare meno, mantenendo o addirittura aumentando la produttività, è possibile. Tuttavia, è fondamentale un approccio personalizzato, che tenga conto delle specificità di ogni organizzazione, settore e delle persone che ci lavorano.