Le donne arbitro: rompere gli stereotipi nello sport
Il mondo dello sport compie continui passi avanti verso l’inclusività, ma il ruolo delle donne arbitro rimane una delle sfide più difficili da affrontare. Tradizionalmente considerato di dominio maschile, l’arbitraggio sportivo è un campo dove la parità di genere è ancora in divenire. Dove le donne devono affrontare ostacoli significativi, tanto sul piano delle opportunità quanto su quello della percezione pubblica.
Secondo un rapporto della FIFA del 2021, solo il 10% degli arbitri a livello mondiale è rappresentato da donne, una cifra che evidenzia il divario di genere persistente anche in ambiti che dovrebbero incarnare i valori di equità e imparzialità. Del resto, già la storia delle donne alle Olimpiadi ci ha insegnato che il cammino verso la parità di genere è lungo. Perché decidere di intraprendere una carriera da arbitri donne significa anche confrontarsi con pregiudizi, discriminazioni e pressioni che i colleghi maschi non sperimentano.
Stéphanie Frappart, role model tra gli arbitri donne
Nonostante il panorama ancora denso di retaggi culturali sessisti, ci sono donne arbitro che hanno infranto barriere importanti, mostrando competenza e determinazione. Il loro operato apre così la strada alle nuove generazioni che sognano carriere sportive non indirizzate necessariamente entro i confini dello sport femminile. Una su tutte, Stéphanie Frappart la prima donna che ha diretto una partita di UEFA Champions League maschile, dimostrando che le competenze non sono legate al genere, bensì all’esperienza e alla professionalità.
La Frappart è la role model perfetta di donna che riveste con successo un ruolo ritenuto “maschile”. Nota per essere stata la prima degli arbitri donna a ricevere al Globe Soccer Awards 2019 il premio di Miglior arbitro dell'anno, Frappart ha dimostrato come l'arbitraggio richieda qualità che vanno ben oltre la semplice presenza fisica. Con una carriera in costante ascesa, è diventata un punto di riferimento per le nuove generazioni di arbitre, sottolineando che il successo nella vita e nelle carriere sportive è frutto di una preparazione rigorosa e di un'attenzione ai dettagli che non lascia spazio a discriminazioni di genere.
Esperienze delle donne arbitro oltre lo sport femminile
Non solo Frappart, ma anche Bibiana Steinhaus, la prima arbitra a dirigere partite nella Bundesliga maschile, ha aperto la strada in uno dei campionati calcistici più prestigiosi al mondo. Durante la sua carriera in Germania, Steinhaus ha affrontato la costante pressione mediatica e l’intrinseca richiesta di dimostrare il suo valore a ogni partita. Ed è riuscita a guadagnarsi il rispetto di giocatori, allenatori e tifosi grazie alla sua autorità in campo e alla capacità di gestire partite di alto profilo.
Nel contesto italiano, il trio arbitrale composto da Maria Sole Ferrieri Caputi, Francesca Di Monte e Tiziana Trasciatti ha segnato un nuovo traguardo nella parità di genere sui campi di calcio. Sono le prime donne arbitro e assistenti di gara della Serie A maschile chiamate a dirigere un match della Serie A maschile, oltre che una partita di Coppa Italia.
Maria Sole Ferrieri Caputi, che abbiamo visto nelle sue vesti di direttrice di gara già numerose volte nel Campionato di calcio maschile di serie A, vanta anche altri primati come prima quarta ufficiale, prima assistente al VAR durante il campionato 23/24 e prima direttrice di gara di una competizione tra nazionali maschili (Germania-Perù 2023).
Mentre Francesca Di Monte è fresca di ritorno da Parigi, dove è stata designata per la finale olimpica 2024 Brasile-USA. Donne come loro, che raggiungono obiettivi importanti, pur rivestendo ruoli alternativi rispetto alla tradizione, dimostrano alle nuove generazioni di donne che ogni obiettivo è realizzabile e possibile.
L’uguaglianza di genere nello sport
Le testimonianze di queste professioniste ci raccontano di sfide quotidiane che vanno ben oltre le dinamiche della partita e, soprattutto quando si esce dalla zona di comfort dello sport femminile. Spesso, le donne arbitro si trovano a dover dimostrare il proprio valore due volte: prima come arbitri, poi come donne in un ambiente tradizionalmente maschile. Durante una conferenza stampa, Maria Sole Ferrieri Caputi ha dichiarato che essere arbitri significa avere competenze, leadership e capacità di gestione della partita. Il genere non dovrebbe fare alcuna differenza. Purtroppo, ha anche ammesso che le pressioni esterne – dai media ai commenti da parte dei tifosi – possono rendere il lavoro ancora più impegnativo.
Le storie delle donne arbitro offrono uno spaccato delle sfide e dei successi di chi ha scelto di rompere le barriere di genere in un campo storicamente dominato dagli uomini. Sia gli arbitri donne che oggi conosciamo - perché celebrate dalla stampa come role model che possono ispirare le giovani donne nel loro percorso di empowerment femminile - sia quelle che si allenano, studiano e lavorano lontano dai riflettori, continuano ad affrontare pregiudizi, resistenze e spesso commenti sessisti (a volte rivolti proprio da altre donne che non mostrano solidarietà femminile). Nonostante tutto, però, si fanno strada, dimostrando che la competenza e la preparazione non conoscono genere.
Per promuovere la parità di genere nel mondo dell'arbitraggio, diverse federazioni sportive e organizzazioni stanno attivando iniziative mirate. La FIFA ha avviato programmi di sviluppo per arbitri donne, con l'obiettivo di promuovere l'uguaglianza di genere nel calcio. Tra questi, il FIFA Women's Development Programme, lanciato nel 2021, mira a supportare lo sviluppo del calcio femminile e delle donne arbitro, fornendo risorse, attrezzature e supporto tecnico a livello globale.
La parità di genere abbraccia gli sport “virili”
Negli ultimi anni, la presenza di arbitri donne si è estesa anche ad altri sport tipicamente considerati maschili, come il football americano, il rugby, l'hockey e il basket. Negli Stati Uniti, Sarah Thomas è diventata la prima donna a dirigere una partita del Super Bowl nel 2021, un traguardo storico per il football.
Nel rugby, la britannica Joy Neville è stata la prima donna arbitro internazionale a dirigere una gara professionistica maschile in ambito europeo di club e si è affermata come una delle migliori nel suo ruolo. Anche nell'hockey su ghiaccio, sempre più donne, come la canadese Katie Guay, stanno facendo il loro ingresso nelle competizioni maschili, dimostrando che le carriere sportive si costruiscono con competenza e autorevolezza. In Italia, arbitri donna come
Clara Munarini, prima italiana a dirigere un incontro della massima serie nazionale maschile di campionato di rugby oltre che la Finale di Coppa Italia maschile, tracciano il percorso per le future generazioni anche in sport di contatto, contribuendo a cambiare la percezione culturale dello sport arbitrato.
Questi esempi testimoniano un cambiamento globale verso una maggiore inclusività negli sport dominati dagli uomini. Nonostante i progressi, però, molto rimane da fare. Sono soprattutto le barriere culturali e le resistenze sociali quelle che continuano a rallentare l’integrazione completa delle donne nelle carriere arbitrali. Però, con un sostegno crescente da parte delle istituzioni e una maggiore visibilità mediatica non solo negli sport femminili, il cammino verso una reale parità di genere sarà sempre più possibile.